Geraci Siculo
Prov. Palermo; Alt. 1.077 m; Sup. 112,97
km2; Ab. 2.071
Municipio: Piazza Municipio n. 10, tel. +39 0921 643080
Sito internet del Comune
Notizie generali.
Risalgono al periodo Eneolitico gli
oggetti rinvenuti nel territorio di Geraci Siculo e oggi esposti nel Museo Minà
Palumbo di Castelbuono e nel Museo Archeologico di Palermo. Il nome di Geraci
deriva probabilmente dal greco Jerax (avvoltoio). Notizie certe si hanno
con la conquista saracena della Sicilia. Da Geraci gli arabi controllavano i
paesi e le valli che dal mare conducevano verso l’interno. Diventò così uno dei
più importanti avamposti delle Madonie. Sotto i Normanni venne ceduta da Ruggero
I al nipote Serlone e divenne Contea (1063). Durante la conquista normanna
Geraci assunse un importante ruolo strategico-militare e divenne uno dei
capisaldi della nuova feudalità del Regnum Siciliae. Pervenne, dopo
alterne vicende ai Ventimiglia (1252), fu capitale della Contea e coniò monete
proprie (secc. XIII-XVII). La potenza del casato fu tale che il suo signore
venne nominato "Primo Conte d’Italia per la grazia di Dio e Marchese di
Sicilia". Nel 1266 Geraci fu dominata dagli Angioini. Durante la guerra del
Vespro il Conte di Geraci guidò la rivolta del "partito svevo" contro Carlo
D’Angiò. Nel 1419 Giovanni I Ventimiglia trasferì la capitale a Castelbuono, ma
Geraci continuò ad essere il centro politico ed economico dei Ventimiglia sino
al definitivo declino che avvenne nel XVII secolo. La grande mole del Castello
dei Ventimiglia garantiva una valida difesa dagli attacchi esterni. Attorno al
Castello nacque il primo nucleo abitativo. Il secondo insediamento si formò nei
pressi della Torre di Engelmaro (Piazza S. Antonino). L’antico impianto del
tessuto urbano con strade strette, vicoli e cortili è rimasto inalterato.
Da vedere: il Bevaio della SS. Trinità, il Castello dei Ventimiglia (ruderi) con
la cappella palatina dedicata a S. Anna, il Convento dei Padri Cappuccini
(1689), la chiesa Madre di S. Maria Maggiore (sec. XIV), le chiese di S.
Giacomo, di S. Stefano, del Collegio di Maria (1738), di S. Giuliano (ante
1495), di S. Maria La Porta (1496), di S. Bartolo. Interessanti sono le visite
al Museo di storia naturale di Gaetano Parrivecchio sito in contrada S.
Pieri, e alla Falconiera (mostra di rapaci vivi) sita in Largo Greco. Su
prenotazione è possibile assistere, tra i ruderi del Castello, agli spettacoli
dei falchi in simulazione di caccia. (Giuseppe Chichi)
Alcune notizie citate nella Guida alla Sicilia jacopea.
La festa ha luogo la seconda domenica di Agosto, quando il fercolo esce in
solenne processione preceduto dal prezioso reliquiario di S. Giacomo, in argento
e cristallo di rocca, realizzato da un argentiere palermitano del sec. XVII e
custodito nel Tesoro della chiesa madre. La Confraternita di S. Giacomo, di cui
si ha una prima notizia nel 1584, assieme alle altre Associazioni laicali di
Geraci, partecipa al corteo processionale con stendardi e tamburi rullanti. A
sera, il fercolo fa ritorno nella chiesa madre. Si muoverà il 23 Agosto per
andare a prendere il patrono S. Bartolomeo nella sua chiesa e per portarlo nella
chiesa madre. Il giorno dopo, il 24 Agosto, festività di S. Bartolomeo, i due
santi sono portati in solenne processione e, a conclusione di essa, entrambi
faranno ritorno nella chiesa madre. Qui resteranno un mese esatto, cioè fino al
24 Settembre, festa del Ringraziamento: S. Bartolomeo ringrazia S. Giacomo,
accompagnandolo dalla chiesa madre alla chiesa del Castello, e da qui fa ritorno
nella sua chiesa a Porta Castelbuono.