Randazzo
Prov. Catania; Alt. 765 m; Sup. 204,84
km2; Ab. 11.260
Municipio: Piazza Municipio n. 1, tel. +39 095 7990011
Sito internet del Comune
Notizie generali.
Posta in una zona intermedia fra i
fiumi Alcàntara e Simeto, Randazzo si distingue per la cospicua produzione di
uva da mosto, olive, nocciole, mandorle e castagne. Fiorente è l'allevamento di
ovini, bovini e caprini, grazie anche alla presenza di vaste aree adibite a
pascolo. Secondo lo storico randazzese don Giuseppe Plumari ed Emmanuele
(1770-1851), Randazzo sarebbe la risultanza di una preesistente pentapoli:
Triracia, Triocala, Tissa, Demena e Alesa. Esse,
distrutte nel periodo delle guerre civili di Roma, sarebbero rinate ad opera
dell’imperatore Ottaviano in quella cittadina che sarà poi Randazzo, corruzione
del nome Triracium, divenuto prima Rinacium, poi Ranacium
ed infine Randacium. Secondo lo storico Michele Amari, invece, il
toponimo deriverebbe da Rendakes o Randas, governatore bizantino
di Taormina nel sec. X. Intorno al 1282 il sovrano Pietro I d'Aragona trasformò
Randazzo in base militare per la guerra contro gli Angioini e nel 1305 fu
possesso di Federico II d'Aragona che ne fece sua stabile dimora.
Successivamente la città appartenne al Regio demanio. Randazzo ebbe l’onore di
ospitare nel suo antico Palazzo Reale, il 18 ottobre 1535, l’imperatore Carlo V
che le conferì il titolo di "Civitas Randatii". Dopo questi avvenimenti, la
città andò in declino, sia a causa di disastri naturali, come la colata lavica
del 1536, sia per il saccheggio del 1539 da parte di alcuni contingenti militari
ribellatisi all’Imperatore, sia ancora per la "morte nera" che si diffuse dal
1575 al 1580, sia infine per le tasse pesanti che portarono alla rivolta del
1647 repressa nel sangue. Sino al 1500 la città rimase divisa in tre quartieri
nei quali si parlavano tre diverse lingue: il greco, il latino e il lombardo. In
seguito essa assunse l'attuale struttura urbanistica di stampo medioevale,
costruita con conci di pietra lavica locale. Da vedere: la Chiesa di S. Maria,
costruita tra il 1217 e il 1239, di fattura normanno-sveva, la Chiesa di S.
Nicolò del 1583, e la Chiesa di S. Martino del XIII secolo, con uno splendido
campanile del Trecento con finestre monofore e bifore. Caratteristici sono pure
la Casa Spitaleri del XIV secolo, i ruderi delle mura medioevali con la Porta di
S. Martino, restaurata nel 1753, e il Castello Svevo, più volte rimaneggiato,
che oggi è sede del Museo Archeologico "Paolo Vagliasindi". Fra i nomi illustri
randazzesi citiamo il musicista Erasmo Marotta (1576-1641), creatore del Dramma
Pastorale in musica, il citato storico Giuseppe Plumari, e l'insigne fisiologo
Andrea Capparelli (1855-1907) che fu Rettore dell'Università degli Studi di
Catania. (Giuseppe Portale)
Alcune notizie citate nella Guida alla Sicilia jacopea.
Alla tradizione compostellana si riconduce l’opera pittorica della prima metà
del secolo XV, che raffigura, nella parte centrale, S. Giacomo pellegrino con
la Madonna e il Bambino. Ai lati sono stati realizzati dieci riquadri che
illustrano la vita e i miracoli del Santo, tra cui il Miracolo dell’impiccato
e il Miracolo del galletto risorto. Il quadro, proveniente dalla
distrutta chiesa di S. Giuseppe, oggi è custodito nella chiesa di S. Nicolò e
rappresenta l’unico ciclo pittorico compostellano finora rinvenuto in Sicilia.
Per il cattivo stato di conservazione necessita di un intervento di restauro.
Va ricordata, infine, la famiglia Romeo, tra le più illustri di Randazzo, che
trae il suo etimo da "Romero", voce spagnola che significa "pellegrino" e,
anche, "rosmarino". Nello stemma di famiglia campeggia, al centro, il bordone
del pellegrino, a sinistra tre conchiglie ordinate in palo, simbolo del
pellegrinaggio compostellano, e a destra un ramo di rosmarino.